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Opinione: Per aiutare i bassi

Jan 09, 2024

La grandezza del Connecticut come stato deriva dal lavoro quotidiano e dalla generosità duratura della sua gente, molti dei quali possono essere descritti come lavoratori poveri (o, per usare la terminologia di United Way, come ALICE: Asset Limited, Income Constrained, Employed). .

Le politiche del nostro Stato – sia per ragioni economiche che morali – devono servire non solo a preservare la vita e i mezzi di sostentamento di coloro che già godono di benessere materiale, ma anche a migliorare le condizioni di coloro i cui bisogni essenziali, quotidiani le spese giornaliere per troppo tempo hanno consumato tutto – e, in troppi casi, superato – i loro modesti redditi.

I bilanci proposti finora dai due rami del governo, pur essendo indubbiamente ben intenzionati, non raggiungono questo obiettivo. Peggio ancora, sembrano dare priorità ai desideri dei detentori di obbligazioni e delle agenzie di rating per una disciplina fiscale a lungo termine rispetto ai bisogni immediati dei residenti a basso reddito di sollievo economico e di un maggiore accesso alle istituzioni educative che ne siano degne.

Ben più di un secolo fa, il filosofo John Dewey scriveva:

Ciò che il genitore migliore e più saggio vuole per il proprio figlio, deve volerlo la comunità per tutti i suoi figli. Qualsiasi altro ideale per le nostre scuole è ristretto e sgradevole; se si agisce, distrugge la nostra democrazia.

Con nostra vergogna, proprio la situazione sulla quale Dewey metteva in guardia i suoi lettori ha sempre più caratterizzato l’istruzione – sia a livello P-12 che post-secondario – nel Connecticut. Sebbene queste disparità siano state ben documentate per decenni, i leader eletti del nostro Stato hanno scelto di rinviare – e quindi di negare – la giustizia economica ed educativa ai giovani a basso reddito e alle loro famiglie.

Scrivo per esortare tutti voi a elaborare un bilancio che affronti finalmente in termini reali le cause profonde delle disuguaglianze di lunga data nel nostro Stato. In verità, il Connecticut sta già – e continuerà – a pagare per queste disuguaglianze, ma senza alcun beneficio effettivo (o attuariale) per lo stato o i suoi residenti.

Piuttosto che continuare a essere trattati (nel peggiore dei casi) come esternalità, o (nella migliore delle ipotesi) come oggetto dell’attenzione dei politici in un momento futuro in cui le circostanze economiche saranno altrimenti ideali, gli studenti a basso reddito e le loro famiglie devono essere al primo posto, ora, quando vengono prese decisioni cruciali sul bilancio statale del Connecticut. Il Connecticut ha certamente i mezzi; dobbiamo finalmente dimostrare la volontà.

Christopher Trombly è professore associato presso la Southern Connecticut State University.

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